Italia del giorno dopo

Ogni volta che si affronta un problema nazionale, che siano gli infortuni, le stragi, la mafia, la pandemia, si arriva sempre dopo.

Non basta il ritardo, ma la velocità di reazione manca completamente. Si perde tempo prezioso in chiacchiere.

L’abbiamo vissuto a giugno dove, finita la prima onda (ma era un’illusione perché il covid c’era eccome), tutti a festeggiare, tutti a viaggiare, tutti in ferie all’estero. Comizi in piazza, assembramenti, la vita insomma come prima, con quattro pirla che continuavano a mettere la mascherina.

Dopo? Il disastro!

Tutta la fatica psicologica del lockdown, le privazioni della quarantena, l’amplificazione dei problemi familiari che emergono nella restrizione e nella convivenza. Tutto per niente. Perché adesso per salvare noi e tante altre vite, bisognerà farlo di nuovo il lockdown.

Quindi, cosa succederà dopo?

Perché se tutti i paesi chiudono, impongono al contagio di arrestarsi con l’unico mezzo non scientifico di cui dispongono, e poi da un focolaio negli States, o dal Perù, o dall’ucraina, arriva in aereo anche solo un soggetto positivo, la pandemia riparte, e noi dietro a lei.

Servono protocolli per l’identificazione obbligatori su tutti i confini nazionali.

Servono misure obbligatorie per i dpi almeno per i due mesi successivi alla riapertura. Servono vincoli per coloro che devono partire per l’estero quando faranno ritorno. Bisogna inasprire le penne per chi non si adegua e creerà confusione al popolo, assembramenti in piazza, perché non basta giustificare i gesti invocando la democrazia, perché la democrazia non appartiene al popolo in modo che ognuno ne approfitti, la democrazia è fatta dal popolo. Da tutti coloro che rispettano le leggi, si alzano presto e lavorano per loro e per lo stato. Chi invece viene mantenuto dai cittadini e andrà contro la salute pubblica, dovrà essere punito penalmente, e allontanato dai ruoli istituzionali che non possono essere sviliti dall’arroganza del singolo.

Fosse per un rigore rubato, ci sarebbe il malcontento e le lotte tra tifoserie, ma qui i tifosi sono tutto il popolo italiano, e la sconfitta è la morte.

Non aspettiamo di nuovo di rivivere l’estate della tachipirigna, delle supposte mediatiche del cazzaro verde, dei ricatti, della disinformazione virologica: il covid è clinicamente morto. Finiamola di trovare scuse per il giorno dopo, agiamo per garantire a tutti ma soprattutto ai nostri figli: il futuro.