La memoria della vita

(in memoria di Manuel)

Il volto di un bambino di cinque anni è caratterizzato da un sorriso, da due occhi sgranati, dalle smorfie di sorpresa, di emozione!

Per spegnere quel sorriso, quelle risate a squarciagola, quegli sguardi complici; bisogna bloccargli il respiro, o fermargli il cuore.

Non è un eufemismo, è l’unico modo.

Cinque primavere, quattro estati, quattro autunni, quattro inverni; si riassume così la vita di un bimbo di cinque anni.

Tanti ricordi, tanto dolore; le prime scarpette, i primi passi, le prime parole dette, la prima pappa, i primi giocattoli, le prime uscite, il bagnetto, la prima neve, il primo mare, l’emozione di essere genitore e accompagnare nel percorso della vita una creatura nuova, incontaminata, che va alla scoperta dei suoi spazi, del suo carattere, del suo vivere assieme agli altri.

 Ci sono tanti bambini che probabilmente per questioni naturali per una malattia, per qualcosa di inaspettato; si spengono come una candela più corta, che brucia facendo questa sua luce meravigliosa e che poi a un certo punto, il tempo dalla sua nascita, dalla prima scintilla, non illumina più.

Quando lo stoppino di questa meravigliosa candela viene preso tra le dita dell’egoismo, del narcisismo, della supponenza, della superficialità; e viene spenta questa luce, allora cresce una rabbia intensa, dal profondo, cresce e piano piano si espande, contamina più persone, coloro che rimangono qui con la loro luce traballante, dopo aver fatto tanta strada, aspettando il proprio turno, ma con un dolore forte dentro, che fa oscillare quella fiammella, al punto da pensare che per giustizia bisognerebbe tagliare quelle dita così egoiste, o addirittura spegnere la loro fiamma per sempre come gesto di giustizia nei confronti di un bimbo  che non c’è più. 

Non si può giustificare, e non si può neanche perdonare, perché in loro coscienza sapevano di giocare alla roulette russa, sapevano di avere in mano una pistola, un’arma

che contenga proiettili o velocità su quattro ruote non conta

sempre un’arma rimane. Quando giochi con la tua vita,  è già un’ipocrisia, nei confronti di questo dono meraviglioso che ti è stato fatto. Ma quando per il tuo gioco, assolutamente inutile, dove il brivido rappresenta il rischio di spegnere la fiammella, va a scapito della vita di altri; il valore della tua vita, di te che hai spento altre fiamme, non solo non ha più valore,

ma non dovrà aver valore negli anni a seguire 

Il pensiero va al ricordo, al tono di quella voce che rimarrà registrata per sempre, come una maledizione per i genitori, perché riguarderanno le immagini registrate sul telefonino, lo stesso telefonino che avevano in mano gli assassini di quel bimbo, perché quelle poche parole quei pochi sorrisi,  che rappresentavano ed erano il senso della vita di quei genitori, oggi rappresentano l’inferno, un luogo nel quale il cervello di chi rimane brucia, brucia e fa male, ogni volta che si attraversa la realtà e si va nel ricordo, quel bambino trafigge i cuori, lo spirito, come se le sue piccole mani

ti afferrassero il petto, ti scuotessero, ti graffiassero come tanti coltelli

E tu vorresti soccombere pur di regalargli di nuovo una piccola fiamma, anche per poco, anche solo per avere un abbraccio, per sentire di nuovo quel piccolo corpicino tra le tue braccia, che vibra, come quando ti abbassavi ad ascoltare il suo respiro, nella notte, per essere sicuro che tuo figlio era vivo, stava respirando, aveva il cuore forte che batteva. 

Non c’è assolutamente nulla, veramente nulla, che chiunque possa fare per rimettere le cose a posto.

Quel bimbo non vedrà più la luce

non potrà più guardare la sua mamma, il suo papà, la sorella, il mare, il sole, il tramonto, i suoi giocattoli. Tutto è buio, tutto è silenzio,  forse il pianto scuote quella casa inanimata, ma il silenzio batte su tutto, e tutto quello che era in movimento prima, adesso rimane immobile ghiacciato, come il bimbo lo aveva lasciato. 

In un mondo come questo dove l’apparenza vale più di una vita

dove il numero di follower rappresenta un controvalore in denaro, dove pur di divertire, distrarre dalla normalità, attrarre all’interno del telefonino, rappresenta il credo di questi giovani idioti, qualsiasi battaglia sociale, qualsiasi tipo di crescita culturale, qualsiasi tipo di intento per far crescere questa società; rappresenta il nostro fallimento, perché generazioni adulte che credono in queste stupidaggini, annientano nuove generazioni di bambini. Come un loop, dove il futuro distrugge altro futuro, dove non c’è una consecutio, dove la vita non ha valore, perché vige la filosofia del fiammifero: tutto e subito da bruciare all’istante. 

Quale messaggio si può trarre da una situazione così disperata, come si può trasformare questa disgrazia in un’opportunità? 

In questa società italiana, deviata, minorata, fatta di ignoranti, qualsiasi decisione verrà presa da parte di un giudice, di un’aula di tribunale, da una giuria, non riuscirà a mettere a posto le cose. Sarà un’eterna ricerca di giustificazioni, di scuse, perché non si può colmare un vuoto di una perdita del genere per una bravata stupida. 

Se hai scelto di fare il giudice,

in questo caso ti devi prendere la responsabilità delle conseguenze

perché molto probabilmente hai dei nipoti, hai dei figli, e di conseguenza ti devi mettere in prima persona per prendere la decisione giusta, non puoi fare finta di niente, non puoi essere il cinico che osserva dall’esterno e che non prende parte in causa,  altrimenti non saresti un giudice, saresti parte del carnefice. Non basta una decisione esemplare, una punizione esemplare,

perché in questo caso non esiste non c’è!

Non basta chiudere un canale YouTube per chiedere scusa, per ridare una vita, è solo un modo per cancellare dalla propria coscienza le responsabilità di quanto si è fatto. E l’aggravante di tutto questo è il fatto che non c’era un unico pazzo al volante, ma erano addirittura in quattro, e nessuno di questi quattro ha pensato alle possibili conseguenze di un gesto così irresponsabile.

Qualsiasi parola detta a conforto della famiglia oggi e come pioggia sul mare, non serve a niente!

Quello che serve è trovare un senso a questa tragica esperienza, ma in questo caso non c’è un senso, non c’è giustizia, non c’è clemenza, non c’è il rispetto per la vita, non c’è rispetto delle leggi, non c’è una soluzione.

L’unica certezza è che nel momento in cui hanno noleggiato quell’autovettura, e hanno deciso coscientemente di salirci sopra con il progetto di realizzare questo video filmato, questa challenge, da quel preciso momento hanno scelto coscientemente di non avere responsabilità qualsiasi cosa fosse successo.

Con questa premessa, questo dato stabile, qualsiasi punizione non raggiungerà mai il valore della vita di quel bambino.

Queste parole, questo sfogo, questa riflessione, che come me l’avrete fatta in tanti, vuole essere una testimonianza di dolore, di vicinanza a quella famiglia, di rispetto,

di inclemenza determinata verso chi ha determinato questa morte.

Quindi: chi ha sponsorizzato questo tipo di trasmissione, chi ha autorizzato il noleggio autovettura che non poteva essere guidata da neopatentati, chi non ha vigilato su quel tratto di strada, chi non ha segnalato questa auto impazzita che correva avanti e indietro su quella strada, chi ha lasciato fare come genitore al proprio figlio questo tipo di attività incontrollata,  chi ha guardato il canale YouTube come follower sostenendo questo tipo di attività idiota, ma soprattutto Quei ragazzi che oggi: respirano ancora, parlano ancora, si abbracciano e abbracciano i propri genitori, mangiano, bevono, camminano, sono liberi pur avendo tolto una vita, a loro va il più grande disprezzo, un pensiero di una negatività talmente grande, da fargli suonare le orecchie per i prossimi quarant’anni.

Oltre le pene che arriveranno dal tribunale, dovrebbero essere interdetti e bannati da qualsiasi attività online, questo per distruggere e azzerare completamente la loro presenza digitale. In modo da bloccare qualsiasi tipo di condizionamento verso altre menti giovani che possano anche solo pensare di replicare qualcosa del genere.

È fondamentale rieducare giovani del genere, per fare in modo che qualcosa di simile non si verifichi.

In modo che la vita di tutti i bambini abbia un valore

rappresenti un valore, sia una fiamma di una candela lunghissima, che possa illuminare il cammino non solo di loro come individui, ma di tanti altri individui che nasceranno dopo di loro, che saranno il tessuto sociale speriamo di una società migliore.

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