il sasso sociale

Un tessuto è formato da una miriade di fili, che partono e arrivano, che si intrecciano, che corrispondono a infiniti colori, quasi un tripudio di emozioni.

La vita è costruita con questo intreccio, quasi una coperta che deve avvolgere, proteggere, riscaldare; un unicum quasi un vestito fatto con parole dolci e ovattate.

Poi ci sono le tarme, esseri microscopici, volanti e con denti aguzzi che tagliano e forano la tela. Quasi a voler interrompere i punti di interconnessione.

La coscienza collettiva o il pensiero sociale per semplificare, è fatto con lo stesso principio. Fili come ragionamenti che si uniscono ad altri pensieri, fino a definire una trama, un tessuto che diventa solido, lo si può percepire.

A volte questo tessuto, questa trama a rete riesce a catturare correnti o pensieri più grandi, quasi delle sfere, delle pietre, lanciate da alcune coscienze e poi deflagrate con tutta la potenza contro gli individui. Il tessuto sociale le cattura, le avvolge, ammortizza la forza, e diventa una protezione verso il singolo, verso il discriminato.

Nel 2021 si può ancora parlare di tessuto sociale o bisogna affrontare la realtà del singolo, dell’isolato? Dove inizia e finisce il tessuto che dovrebbe garantire il futuro, ma anche la vita nel presente? Quali fili rappresentano le leggi ed i diritti in tutta questa coperta?

Sociale: che dovrebbe avere parità di diritto rispetto agli altri, se paragonato ad un gruppo di individui.

Non ci aiuta l’etimologia, ovvero ci consente di capire da dove sono partiti i padri e quanto oggi sia ipocrita utilizzare il termine per definire la società “moderna” come possibile tessuto sociale.

Vediamo di ampliare un po’ l’analisi: tessuto sociale, pari diritto di parola; di utilizzo; di genere; di giustizia; di professare una religione; di lavorare. Già fino qui abbiamo perso, perché il significato si è perso nel corso del ‘900, e oggi ancora di più. Le lotte operaie per i diritti al lavoro, morte assieme a nuove leggi “moderne”, i diritti umani, calpestati da regimi nazionalisti di diverse nazioni, libertà di culto, distrutto da regimi monoteisti che tendono alla distruzione del diverso e di tutta la storia della sua religione.

Quando un gruppo “sociale” si identifica e si dà una definizione, di fatto ha costruito un tessuto. Lo si può ampiamente studiare nella storia partendo dai Pari o dai Tartari, fino ai Nazisti, ai Fascisti, e il loro lodevole intento dichiarato era opposto al loro credo, ma anche in questo caso l’obiettivo era distruggere gli ebrei, con ogni mezzo.

Purtroppo, oggi si mettono in discussione tutte le “garanzie” per le società del futuro. Questo ci porterà indietro, l’intero sistema collasserà e bisognerà ripartire dal valore più basso.

Bisogna partire dalle basi, dalla logica, dai bisogni reali dell’uomo, un po’ come la piramide di Maslow. Si parte dai bisogni fondamentali alla vita e poi si sale, quindi dal poter respirare. Dal bere, mangiare, e si continua a salire. Sembra una cazzata, ma è proprio qui che si arriverà se non si pone un freno. Abbiamo consentito a persone senza studio e senza cultura di occupare i ruoli più importanti ed influenti della nostra società. Questo significa che la loro tendenza sarà ai pensieri che “saranno capaci” di elaborare, quindi limitatamente ad argomenti pratici, senza assolutamente tenere conto di tutta l’area intellettuale del cervello, che crea in modo sinottico le proiezioni culturali necessarie a far fronte allo sviluppo dell’uomo.

La vita non è un privilegio ma un diritto!

Il fatto di poter respirare decreta la mia esistenza ma non determina assolutamente la mia condizione. Non può prescindere al mio volere, al mio cervello. Qual è la parte più importante del corpo umano? Alcuni sociologi risponderebbero: l’anima. Questo per effetto del negatio sine qua non, ovvero senza anima non esisterebbe l’uomo. Di conseguenza ogni parte dell’uomo è parte dell’unicum. Non solo come concetto, ma come punto di partenza.

Quindi se oltre ai bisogni primari, l’uomo non possiede anche gli altri contenuti della piramide di Maslow, non può determinarsi come uomo.

L’uomo acquisisce il diritto alla vita dopo 90 giorni di gestazione, quindi acquisisce il diritto alla vita. Che però non è un vero diritto, è il semplice “respirare”, perché non siamo stati in grado di garantire in tutto il mondo, il diritto al cibo, alla famiglia, al futuro.

Questo determina un impoverimento drastico delle condizioni minime di sopravvivenza, ma in modo diretto ed indiretto grava su tutte le società mondiali.

Parliamo lingue diverse, usiamo modi, costumi, tradizioni, credi, denaro; diversi: ma siamo fisicamente tutti uguali.

L’IPOCRISIA DEL TERZO MILLENNIO, siamo diventati aridi culturalmente, la scuola è un fallimento, il diritto allo studio non è più un diritto, il dovere della cultura per occupare un ruolo, non è più un obbligo. Le leggi fondamentali dell’uomo sono in mano a “idioti” senza colpa, che non eletti da nessuno si trovano nella disponibilità di decidere il futuro delle generazioni future.

Per dirla in modo semplificato, o “ignorante” è come avere alla guida chi conosce: solo il cerchio, il quadrato e il rettangolo, per analizzare e costruire il futuro.

Se la cultura dovesse prendere forma sarebbe come l’acqua, riempirebbe un contenitore acquisendone la forma. Ma le limitazioni mentali di chi detiene il potere, si proiettano su tutti gli argomenti culturali e sociali che necessitano di competenze esperienziali e approfondimenti complementari che qualora mancassero determinerebbero costruzioni imprecise, illogiche, tendenti all’errore, e a ripetere lo stesso errore nel tempo. Un corto circuito, un loop che si ripete all’infinito. Questo tipo di “defaiance” rappresenta una parte dei mattoni che costituiscono il tessuto sociale che stiamo vivendo. Questo svilisce lo sviluppo umano ed umanista bloccando la cultura in questo secolo, impedendogli di progredire. Ogni blocco culturale, che sia nato per disparità raziale, credo, o ignoranza, ha come diretta conseguenza: la guerra!

Quando una fazione, chi determina, o chi subisce, non riesce a prevalere sull’altra corrente, nella normalità creerebbe uno strappo nel tessuto sociale, e attraverso la concertazione e l’intellighenzia, si ricucirebbe. Nello stato attuale delle cose, una delle due fazioni vuole distruggere l’altra, vuole “dargli fuoco”. Quindi è una situazione irreversibile, perché la mancanza di cultura, di stima reciproca, di libertà di parola e di comunicazione, di fatto determinano la mancanza netta del tessuto sociale, ovvero, del cuscinetto necessario ad attenuare le volontà violente.

Dobbiamo preoccuparci? Sì! Perché chi ha cultura, chi ha studiato o sta studiando può andare a leggere e scoprire cosa è già successo e più volte nel passato. Come abbiamo anticipato in precedenza l’uomo è umano non solo per la forma fisica, ma per il cervello e l’anima; ma soprattutto per la capacità di sbagliare, quindi tende a ripetere gli stessi errori, quindi il prossimo errore quale sarà? Purtroppo, è già stato fatto, e non ci si rende conto di quanto sia grave la situazione.

Il COVID-19 ha stressato tutti i sistemi sociali che ci illudevamo di possedere o di aver creato, ed invece era pura illusione.

Alcune regole da introdurre come basi fondanti del tessuto sociale futuro:

  1. Il tessuto sociale esiste e lo si da per scontato, ma qualsiasi azione, norma, comportamento, legge, carica, persona, che possa con le proprie azioni minarlo, scalfirlo, dovrà subire le conseguenze affinché nessun altro possa mai più ripetere la stessa azione.
  2. Chi si occupa delle generazioni future non dovrà avere mai avuto comportamenti contro il genere umano, contro i minori, contro la società stessa.
  3. Chi promulga le leggi non lo può fare in forma di regime autoritario, ma dovrà sempre essere messo in discussione in modo che ogni legge rappresenti il valore massimo dei rappresentati, e non possa escluderne neanche uno, neanche quello previsto ma ancora non verificato.
  4. I diritti fondamentali alla vita dovranno essere garantiti in ogni parte del mondo, con l’obbligo di risarcire i popoli uccisi attraverso la riduzione dei diritti del popolo responsabile dei genocidi.
  5. Ogni uomo per identificazione universale possiede gli stessi diritti in ogni parte del globo, senza possibilità alcuna di ridurre o togliere questi diritti.
  6. I bisogni primari dell’uomo non potranno mai diventare “diritto di proprietà”, (nessuno può acquistare e avere il potere su: aria, acqua, libertà, pensiero, parola).

In conclusione, bisogna ricostruire da dove si è iniziato a distruggere, e stiamo parlando del periodo iniziato nel 1849, e a ragion veduta basta studiare o leggere la storia per scoprire le dirette conseguenze delle guerre mondiali, della bomba atomica, della guerra fredda, delle pandemie: del COVID-19.

Siamo umanamente fallibili, ma abbiamo gruppi sociali con livelli di intelligenza normale, per ottenere risultati a livello umano. Noi non possiamo sparire per cretinismo indotto a tutti da imbecilli. Siamo umani e dobbiamo difendere i nostri diritti e quelli degli altri in una pluralità di generazioni. Non dobbiamo permetterci di obbligare le generazioni future al patimento dei nostri errori, altrimenti si dovranno sentire liberi di sterminarci perché vecchi ed inutili.

Dobbiamo proteggere i diritti della vita, quasi come una pianta che radica nel terreno in una nazione, foglia e cresce verso il cielo, quasi a raccontare una storia: rami rotti, foglie, fiori, frutti, ma soprattutto: vita. Quella stessa vita umana che tanto ci piace citare, ma che oggi non ha più nulla di umano, anzi, ha perso di significato.

Abbiamo acquisito o imposto al nostro cervello dei limiti cognitivi, dovuti alla pigrizia, all’accettazione, alla sopportazione e allo svilimento, come se la vita non fosse più un diritto, che ogni dovere ci obbliga a dire: sì! Ma siamo seri, abbiamo tutta la forza della tecnologia sociale che ci potrà aiutare a cambiare. Basta una goccia, una pietra, a volte: un sassolino. Per lanciare un grido, una sfida, un desiderio. Oggi queste parole che graffiano, che pongono il dolore come metro di misura devono suggerire un lancio proteso verso il futuro, una mano che ci accolga, che ci tiri fuori da qui, da questo mondo che ci sta inghiottendo.

Dobbiamo tutti buttare il nostro sassolino e creare cerchi di vita, di movimento, una piccola ondina che unita a tutte quelle che si possono fare, può diventare uno tsunami per spazzare questo tessuto politico economico sociale che ci vuole schiavi di un unico pensiero, che non accetta il diverso, che lo definisce ma non sa cosa ha di fronte, che parla con il giornale e con dio al posto di parlare con il figlio o il vicino. Basta!  Questo è il primo sasso, ne tirerò altri, è una promessa. Che diventino come proiettili cognitivi, sparati dalla mia penna, e che travolgano le menti migliori e che annichilisca gli ignoranti superbi.

Andrea Pernarcic